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PITTI IMMAGINE – LA MODA MASCHILE ITALIANA NEL 2024

LA MODA MASCHILE ITALIANA NEL 2024 – Nota a cura del Centro Studi di Sistema Moda Italia

Le performance sui mercati esteri nei primi sette mesi del 2024

La moda maschile italiana, nei primi sette mesi del 2024, ha rilevato un andamento dicotomico tra import ed export. Come indicano i dati ISTAT, le vendite estere relative al periodo gennaio- luglio 2024 si sono mantenute in territorio positivo, sebbene abbiano registrato una crescita più contenuta, pari al +2,7%, e raggiungono così i 5,5 miliardi di euro. Al contrario, sul fronte import, nei primi sette mesi dell’anno in corso, il menswear made in Italy mostra un calo medio del -10,1%, scendendo a 3,6 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +1,5% e del +3,8%. Il mercato UE copre il 45,2% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,8%. Nel caso delle importazioni, dalla UE proviene il 49,8% della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, mentre l’extra-UE garantisce il 50,2%. Guardando alla loro performance, entrambe le aree registrano un calo delle importazioni: il mercato UE perde il -3,3% e quello extra-UE il -16,0%.

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Francia, che mette a segno un aumento a doppia cifra, nella misura del +11,1%; assorbe del resto il 12,8% del totale settoriale. In controtendenza rispetto al dato medio, troviamo, poi, la Germania (con una quota del 9,8%), che mostra una flessione del -3,5%; seguono gli Stati Uniti, con un’incidenza sull’export di comparto pari al 9,6%, interessati da una dinamica positiva (+3,4%). La Cina, grazie ad una crescita a doppia cifra del +37,2%, sale in quarta posizione, seguita dalla Spagna, che registra un incremento del +1,2%. La Svizzera, strategico hub logistico-commerciale per le principali griffe del settore, continua a perdere terreno e a fronte di un considerevole calo del -40,9%, scivola al sesto posto, assicurandosi 277 milioni di euro (5,0% sul totale). Si posiziona poi il Regno Unito (261 milioni di euro), che mostra una flessione del -8,2% dell’export italiano di comparto, seguito dal Giappone, che al contrario presenta un aumento double-digit (+15,8%).

Troviamo poi Corea del Sud, in flessione del -6,9%, e Hong Kong, che al contrario sperimenta un deciso incremento del +30,0%. I Paesi Bassi evidenziano un calo del -1,8%, mentre la Polonia rileva una dinamica positiva, nella misura del +12,7%, che le assicura il 2,5% delle esportazioni

di comparto. Russia ed Emirati Arabi Uniti, registrano incrementi su buoni tassi, ovvero +16,7% la prima e +34,2% i secondi; l’Austria palesa una variazione positiva ma con ritmi più contenuti, la sua incidenza sale così all’1,7% sul totale (corrispondente a 91 milioni di euro).

Relativamente alle importazioni, da gennaio a luglio 2024 i primi tre mercati di approvvigionamento hanno evidenziato entrambi trend negativi: il Bangladesh, top supplier di moda uomo con una quota dell’11,6%, mostra una flessione del -17,5%; segue la Cina, in seconda posizione, in calo del -23,2% e la Francia, che perde il -7,8%.

In controtendenza rispetto al dato medio troviamo Spagna e Paesi Bassi, in quarta e quinta posizione, in crescita rispettivamente del +24,7% e del +6,5%. Gli altri principali fornitori hanno evidenziato dinamiche negative, come la Romania, che rileva una contrazione del -18,1%, e la Germania, in calo del -2,4%. Peggiori risultano le variazioni delle importazioni dalla Tunisia (-16,8%), dal Belgio (-18,3%) e soprattutto dalla Turchia (-25,0%).

Guardando al dato di interscambio di moda maschile non più per Paese ma per prodotto, si assiste ad una performance positiva con riferimento a tutti i prodotti, ad eccezione dell’export di cravatte, in calo del -6,1% rispetto ai primi sette mesi del 2023. L’abbigliamento in pelle registra l’aumento maggiore (+8,9%), seguito dall’abbigliamento confezionato e dalla camiceria,

che crescono del +3,7% ciascuno. Sotto la media di comparto, ma sempre in territorio positivo, troviamo l’export di maglieria, che è aumentato del +1,1%.

Relativamente all’import, tutti i prodotti registrano variazioni negative, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle, che si muove in controtendenza, e vede le importazioni crescere del +4,7%. La perdita più consistente, pari al -20,9%, interessa le cravatte; segue la confezione, in calo del -12,8%. Maglieria e camiceria presentano una dinamica negativa, ma migliore della media settoriale: la prima rileva un -8,5% e la seconda un -5,7%.

Il 2024 si profila come un anno di “sofferenza” per la moda in generale, ma anche per il menswear italiano. In un contesto di grandi incertezze, i maggiori timori, analogamente a quanto evidenziato nell’anno precedente, sono da ricondurre alla minor propensione all’acquisto dei consumatori, ai forti aumenti dei costi, al rallentamento di molte importanti economie, nonché alle tensioni geopolitiche legate sia ai diversi conflitti in atto sia a una serie di elezioni politiche chiave, come quelle europee del giugno scorso e quelle americane più recenti.

Pubblicazione a cura di Sistema Moda Italia – Federazione Tessile e Moda

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