Eccoci qui, nuovamente, con la Dottoressa Augusta Gatto, a parlare del Coronavirus, della salute mentale delle persone a causa del lockdown che ha colpito nuovamente l’Italia dall’inizio del mese di novembre. La Penisola è stata divisa in colori a seconda dei provvedimenti, più o meno stringenti, (dalla limitazione di movimento alla chiusura delle attività) per la popolazione residente in quella regioni a differente rischio epidemiologico derivanti da criteri oggettivi stabiliti dal Ministero della Salute. Già in passato abbiamo ospitato l’intervento della dottoressa Augusta Gatto, psicologa/psicoterapeuta con questo articolo L’ IMPORTANZA DELLA SALUTE MENTALE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS. Ringraziamo nuovamente la Dottoressa Gatto, per aver aderito al nostro invito scrivendo un altro intervento sull’importanza della salute mentale di questi tempi, sperando che possa servire ad affrontare nel miglior modo possibile questo periodo, con l’augurio che si possa ritornare ad una vita normale al più presto.
Com’era prevedibile, la seconda ondata da Coronavirus è tornata e con essa la Paura del contagio, associata al senso di frustrazione e di sconfitta delle tantissime persone che, insieme al virus, hanno dovuto fare i conti con le nuove restrizioni, che in buona parte del territorio nazionale, si sono concretizzate in un vero e proprio nuovo lockdown.
Sicuramente, uno stop generale, non ha un peso solo da un punto di vista economico, ma mette a dura prova anche la salute mentale dei cittadini, con un aumento dei livelli di stress che si traduce in attacchi di panico più frequenti e sviluppo di ansie e paure.
E infatti ciò a cui si assiste è evidente: il rischio di essere infettati dal virus o che i nostri cari vengano contagiati, porta sempre di più alla ricerca di rassicurazioni, attingendo notizie da qualsiasi fonte di informazione, più o meno attendibile.
Ma se nella prima ondata di epidemia la frase “Andrà tutto bene” ha unito l’intera Nazione in un abbraccio virtuale, dove alla paura e al senso di impotenza erano però associati anche un sentimento di speranza, di solidarietà e di fiducioso ottimismo, con la nuova ondata emozioni come la rabbia, la delusione e il disorientamento hanno preso il sopravvento negli animi dell’intera popolazione.
Così, ad un ansia generalizzata che ha caratterizzato tutta la prima fase di pandemia, è subentrata quella che gli esperti chiamano “ansia da limbo”, cioè uno stato di “sospensione”, insicurezza e profonda incertezza con cui ormai siamo costretti a convivere.
Frequenti sono le domande: “Ce la faremo?” – “Torneremo di nuovo ad una vita normale?” – “Potremo un giorno abbracciarci e toccarci senza paura?” – “Il virus sarà sconfitto?” – “Per quanto tempo rimarremo chiusi in casa?” E a queste domande, ora si aggiunge anche la paura da parte di moltissime famiglie di non farcela economicamente, di dover chiudere per sempre la propria attività, di non poter fronteggiare una crisi economica.
Vi è così un malessere generale con un aumento dei disturbi che spesso si associano ad uno stato di ansia (disturbi del sonno, alterazioni del tono dell’umore, con irritabilità e/o depressione, mancanza di concentrazione, sintomi psicosomatici ecc.). Ciò porta ad un costante atteggiamento di attesa: attesa di un nuovo decreto, attesa di nuove incoraggianti informazioni, attesa che le preoccupazioni vengano rassicurate e i dubbi chiariti.
Adesso più che mai si ha bisogno di maggiore chiarezza, di certezze e di essere tranquillizzati.
Ma quando le nostre attese vengono ignorate, le nostre aspettative deluse, quando non abbiamo più il controllo delle nostre giornate e i nostri progetti a breve e a lungo termine vengono minacciati, il risultato è che ci sentiamo disorientati, demotivati, nel panico e in collera.
E a soffrire di questo disagio, non sono solo gli adulti. Anche i bambini e i ragazzi sono coinvolti da una situazione sempre più confusa e difficile e i genitori, in balia degli eventi, perdono sempre di più la capacità di rassicurare e proteggere i loro figli da quanto sta accadendo.
E se nella prima fase di emergenza abbiamo messo in campo tutte le nostre energie psichiche per fronteggiare la situazione, ora è chiaro che le nostre risorse si stanno esaurendo nel tentativo di adattarci a sempre nuovi cambiamenti.
Come sempre, sono preziosi i suggerimenti dati dagli esperti, quali:
- Ridurre la sovraesposizione alle informazioni incontrollate (e questo lo pongo come un appello vero e proprio). Sono sufficienti pochi minuti al giorno per informarci, nel resto del tempo dedichiamoci ad altro
- Non cedere al panico: non sottovalutare la pericolosità del virus, ma non cedere nemmeno ad un’angoscia catastrofica, per poter affrontare il pericolo in modo attento, rigoroso e lucido
- Pianificare la giornata (soprattutto per chi è in zona rossa e arancione): è fondamentale per organizzare al meglio le attività e far fronte al senso di smarrimento
- Allentare le tensioni facendo ciò che ci fa stare bene, che sia essa un’attività sportiva o ludico creativa
- Condividere i propri stati emotivi con le persone a noi care: datevi la possibilità di condividere anche i vostri stati di ansia e paura, senza vergognarvi di ciò, e di esprimere i vostri bisogni. Se non vi sentite capiti, non abbiate paura di allontanarvi da quelle persone che non riescono a darvi conforto
- Allenare il cervello a pensare positivo: immaginiamo la nostra vita nel futuro nella situazione più favorevole, pensiamo a come la nostra vita potrà migliorare. Cerchiamo di non rimanere “imbrigliati” in pensieri negativi su come la vita non ci soddisfi in questo momento. Nel corso della giornata, leggiamo un bel libro, guardiamo un film divertente, riguardiamo vecchie foto che riempiono la nostra mente di ricordi belli.
Resilienza è la parola d’ordine in questi casi.
Detto questo, ci tengo però anche a sottolineare l’importanza di non lasciare alla propria solitudine ed angoscia tutti coloro che sono stati maggiormente colpiti dal Covid19. Penso a chi ha perso una persona cara e non ha potuto rivolgerle un ultimo saluto. A chi è ricoverato, o ha un parente o un amico in ospedale. Penso anche ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario che deve far fronte ad una nuova situazione di emergenza. E penso anche a chi ha perso il lavoro e non sa se riuscirà a rimettersi in piedi.
Noi psicologi e psicoterapeuti lo sappiamo bene: “La sofferenza bisogna attraversarla e se riusciamo a farlo si trasforma in una risorsa”, ma da soli è quasi impossibile riuscirci. E’ indispensabile non vergognarsi di chiedere aiuto, non provare disagio di fronte alle proprie paure. Ammettere di “aver bisogno di aiuto” è il primo passo fondamentale da compiere. Ma è importante farsi aiutare da persone esperte, altrimenti il rischio è che la sofferenza prenda il sopravvento e che aumentino i disturbi psicologici, quali ansia e depressione.
Augusta Gatto (*)
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(*) La dott.ssa Augusta Gatto è Psicologa/Psicoterapeuta iscritta all’Ordine Nazionale degli Psicologi – Pagina FB https://www.facebook.com/pg/PsicologaPsicoterapeutaAugustaGatto
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